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19.01.2007

Per il bene del popolo e del Paese

Discorso del consigliere federale Christoph Blocher in occasione della 19esima Assemblea dell’Albisgüetli dell’UDC zurighese, il 19 gennaio 2007 nella Schützenhaus Albisgüetli, Zurigo 19.01.2007, Zurigo In occasione dell'Assemblea dell'Albisgüetli il consigliere federale Christoph Blocher si è pronunciato tra l'altro sulla questione se le elezioni del Consiglio nazionale siano affare dei consiglieri federali. Ciò non è il caso, ha affermato, se il motivo per farsi eleggere nel Consiglio federale è unicamente quello di fare un ulteriore passo avanti nella carriera e approfittare dei privilegi dell'incarico. Se invece l'incarico di un consigliere federale è quello di portare nell'esecutivo una politica che garantisca agli Svizzeri sicurezza, libertà e benessere, allora l'esito delle elezioni non può e non deve essergli indifferente. Gentili signore e signori, nonostante il mio discorso dell’anno scorso, la cui eco non si è ancora spenta, anche quest’anno, che per giunta è l’anno delle elezioni 2007, mi avete invitato come oratore del Consiglio federale. I. Elezioni senza consiglieri federali? Da più di un anno sento dire soprattutto dai nostri avversari politici che le elezioni non sono affare dei consiglieri federali (e, pur senza dirlo apertamente, naturalmente alludono sempre allo stesso membro). Singoli consiglieri federali osservano col tono dello statista che le bassezze delle elezioni non si addicono all’alto incarico di un consigliere federale - per poi appoggiare poco dopo la politica del proprio partito, distanziarsi dalla politica di altri colleghi e, soprattutto, criticare la politica dell’UDC. Signore e signori, ma davvero le elezioni non sono affare del Consiglio federale? Davvero le elezioni devono svolgersi senza lasciare tracce, senza commento e senza conseguenze per i consiglieri federali? Questa mi giunge nuova. Eppure, nella mia più che trentennale attività politica non era mai successo che le elezioni del Consiglio nazionale fossero innalzate in tal misura a elezioni indirette del Consiglio federale come quelle di quest’anno. II. Elezioni del Consiglio nazionale e consiglieri federali Certo, per i singoli consiglieri federali le elezioni del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati non hanno finora mai rivestito un’importanza particolare; fatta eccezione per certi consiglieri federali che quattro anni fa hanno girato per settimane la Svizzera con un pullman appositamente allestito per le elezioni, distribuendo spazzolini da denti. È poi servito a poco: gli elettori – con denti puliti o meno - hanno scelto in maggioranza l’UDC. È d’altronde vero che dal 1959 al 2003 ai applicava la cosiddetta formula magica: due seggi per i grandi partiti e uno per il più piccolo dei grandi. Si è continuato ad applicare la formula anche quando in base ai numeri la si sarebbe dovuta cambiare. Ad esempio anche dopo le elezioni del 1999, quando la formula magica è diventata un semplice trucco da quattro soldi, visto che all’UDC, nonostante fosse diventato il partito più forte, si negava il secondo seggio. Dal 2003 la formula magica effettiva è stata poi di nuovo applicata in modo aritmetico e di conseguenza il panorama politico è cambiato notevolmente. Signore e signori, in questo gioco ingarbugliato dobbiamo chiederci: - Qual è il senso delle elezioni? - Qual è l’importanza dei partiti? - E cosa rappresenta l’incarico di consigliere federale? III. Elezioni, partiti e consiglieri federali Se le elezioni – come è purtroppo successo in larga misura negli ultimi 20 anni –sono degradate a una specie di gioco di società, se in apparenza (ma soprattutto anche in sostanza) esse sono malamente ridotte a un mezzo per fare carriera, i consiglieri federali farebbero forse meglio a non partecipare a questo gioco piuttosto disgustoso. Ma le elezioni sono tutt’altra cosa, o meglio dovrebbero essere tutt’altra cosa: le elezioni permettono ai cittadini di decidere del futuro orientamento del Paese. Se si prendono sul serio le elezioni, bisogna prendere sul serio anche i partiti, poiché a loro spettano compiti importanti. Devono elaborare programmi politici, sottoporli al popolo, sostenerli e provvedere a realizzarli dopo le elezioni. Con le elezioni i programmi si trasformano in incarico del popolo ai politici. L’osservazione, a volte arrogante, che i consiglieri federali dovrebbero stare al di sopra dei partiti, che le elezioni non li riguardano e che essi devono rendere conto alla Costituzione e non ai partiti, sminuisce in egual misura l’importanza delle elezioni e dei partiti! Ma cos’è un consigliere federale? Un consigliere federale è eletto per portare l’incarico degli elettori nel Governo e per impegnarsi per il bene del popolo e del Paese. Se tuttavia l’unico motivo per farsi eleggere nel Consiglio federale è quello di fare un ulteriore passo avanti nella carriera, con tutti i vantaggi personali che ne conseguono - come l’alta stima, il salario ragguardevole, la buona pensione, l’autista, la limousine ecc. - l’esito delle elezioni, decisive per il futuro orientamento del Paese, non ha effettivamente grande importanza, poiché non si adempie un incarico del popolo, ma si agisce solo in base ai propri interessi e vantaggi. L’importante è stare al gioco, che consiste nel trovarsi al posto giusto al momento giusto, per poi essere eletti. È chiaro che per un consigliere federale di tal fatta le elezioni non sono affare del Consiglio federale. La questione del programma politico necessario per il bene del popolo e del Paese non gli crea grattacapi. Al contrario, tanto più facile sarà, dopo le elezioni, schierarsi con i vincitori e dichiararsi nel contempo al di sopra delle parti! È anche chiaro che in tal caso non si deve rendere conto a nessuno, se non “a se stessi”, come si usa dire. Le cose sono del tutto diverse – signore e signori – se l’incarico di consigliere federale serve a portare nell’esecutivo una politica che garantisca agli Svizzeri sicurezza, libertà e benessere. In tal caso l’esito delle elezioni non può e non deve essere irrilevante, al contrario! Un consigliere federale deve inoltre spiegare al popolo quali programmi ritiene giusti per il futuro del Paese e quali funesti, poiché le elezioni – se considerate seriamente – sono sempre decisive per il futuro del Paese! È tuttavia chiaro che i consiglieri federali non devono condurre la campagna elettorale, poiché essi hanno un incarico ufficiale e un compito che non lo permette. La campagna elettorale è compito dei partiti. È ora di abbandonare le scelte egocentriche e di tornare a riconoscere l’importanza dell’incarico di un consigliere federale e dei partiti e considerare le elezioni come incarico vincolante agli eletti. Quanto detto vale in particolare per il 2007. Gli avversari della politica dell’UDC sembrano, forse inconsciamente, essersene accorti. Chissà perché la sinistra unita (composta da PS e Verdi) dichiara che le elezioni del Consiglio nazionale sono elezioni anticipate del Consiglio federale? La risposta è chiara: dal 2004 le cose non procedono più secondo i gusti dei rossoverdi. Essi vogliono tornare alla politica funesta anteriore al 2003. Il punto più dolente per loro è che con una maggioranza di più di due terzi dei voti il popolo ha approvato le leggi sugli stranieri e sull’asilo. L’opposizione della sinistra è stata accanita. Il PS, i Verdi, tutti gli estremisti di sinistra, le chiese riconosciute dallo Stato, i sindacati, la maggior parte dei mass media – la radio e la televisione – i buonisti di qualsiasi tipo, i borghesi che avevano qualcosa da nascondere, l’intera industria delle opere sociali e tutti coloro che approfittavano degli abusi hanno subito una sconfitta senza appello. Il popolo ha smascherato il sistema vigente con i suoi abusi ed ha approvato le nuove leggi con una maggioranza di 2/3. Ma ancora più importante dell’approvazione è stata la discussione sull’argomento. Finalmente, dopo gli anni persi dell’ipocrisia, si è parlato pubblicamente dei problemi e degli abusi nel settore degli stranieri e dell’asilo. Vi sono stati i soliti tentativi, caratteristici della politica precedente1, di occultare, minimizzare e gettare fumo negli occhi, ma non hanno avuto successo. IV. Ritorno ai tempi bui anteriori al 2003? Questo chiaro verdetto non piace alla sinistra rossoverde. Essa vuole tornare al malgoverno di prima del 2003. Vuole tornare agli anni Novanta in cui dominava la sua politica. - Vuole tornare alla politica fatale dell’occultamento, delle illusioni, delle valutazioni errate, della spavalderia e delle manie di grandezza; in cui si combatteva la trasparenza e si negavano gli abusi2, in cui chi parlava apertamente di criminalità degli stranieri era tacciato di razzismo o xenofobia oppure di entrambe le cose. Vuole tornare alla dittatura del politicamente corretto, in cui la libertà d’opinione e la libertà di parola non contano niente. - Vuole tornare ai tempi in cui ciò che non doveva essere veniva sottaciuto. - Vuole tornare ai tempi in cui un mondo fittizio velato di nebbia doveva proteggere le proprie teorie sbagliate. Signore e signori, nel 2007 si decide se si vuole tornare ai tempi in cui con l’ipocrisia e il moralismo si inculcava una coscienza sporca a chi la pensava diversamente, per poi svuotargli più facilmente le tasche, in cui distribuire i soldi degli altri serviva alla propria immagine. Da questo stato di cose il PS e i Verdi hanno tratto per anni profitto politico - e non solo politico, ma anche finanziario. Questa politica ha riempito di soldi le loro tasche, a scapito dei cittadini! Una rete di consulenti e uffici di esperti di sinistra si è stesa sul Paese. Anche loro vogliono tornare indietro. I compagni non hanno soltanto offerto per anni consulenza ai compagni, ma hanno affidato loro incarichi, li hanno sostenuti con perizie e premiati con posticini. Sempre a scapito dei cittadini. Ma il vento comincia a cambiare. I marci anni Novanta vengono sfatati. Per questo la sinistra grida e strilla aiuto. Signore e signori, non tutto è cambiato in meglio. Ma piano piano si cominciano a scoprire e a chiamare per nome gli abusi diffusi prima del 2003 nella politica, ma anche nell’economia e nella società. Alcuni giornalisti osano di nuovo scrivere la verità, contribuendo così all’affermazione della libertà di pensiero e di parola. Dove esiste la libertà d’opinione, vi è anche libertà d’azione e ne traggono vantaggio i migliori e non coloro che hanno più conoscenze e contatti. Dopo che negli anni Novanta le spese pubbliche erano diventate intoccabili, ora parecchio è cambiato. Alcuni Cantoni hanno preso l’iniziativa e, da pionieri, hanno diminuito le imposte. Da ciò è nata una sana concorrenza. Ora non si dice più che le imposte alte hanno una funzione sociale, ma la parola d’ordine è: “Maggiori entrate dalle imposte grazie ad aliquote minori“, e s’inizia a capire che i cittadini a cui si lasciano i soldi producono nuovo valore aggiunto. Alcuni Cantoni fanno da apripista ottenendo risultati positivi quantificabili. È chiaro che se si sovverte la macchina di ridistribuzione dello Stato i rossoverdi gridano allarme e quindi vorrebbero vietare la concorrenza fiscale. Secondo la sinistra unita la Confederazione dovrebbe vietare la concorrenza fiscale tra i Cantoni. Essa si appella al Tribunale federale, che dovrebbe intervenire nella sovranità in materia d’imposte dei Cantoni. E come se non bastasse, s’intende mantenere il vecchio sistema di ridistribuzione con una “armonizzazione delle imposte”. Non ci si vergogna neppure di assecondare le pressioni di politica fiscale dell’Unione europea. Ma anche nel settore delle opere sociali la verità sta venendo a galla. È encomiabile che la quinta revisione dell’AI intervenga proprio negli ambiti in cui la sinistra non è mai voluta intervenire. Grazie all’abolizione degli abusi, vi è un aumento minore dei casi di AI. Mentre prima del 2003 si sosteneva ancora che esistessero al massimo casi isolati3 di persone che usufruivano ingiustamente di una rendita d’invalidità, oggi non ci crede più nessuno. Nonostante ciò il PS e i Verdi sostengono il referendum contro la quinta revisione dell’AI. Vogliono tornare agli abusi dell’AI. Vogliono tornare al pasticcio degli anni Novanta, di cui sono responsabili eminenti esponenti della sinistra stessa. Signore e signori, la questione decisiva delle elezioni del 2007 è se la Svizzera debba ritornare o meno alla miserevole situazione anteriore al 2003; se la Svizzera debba ritornare agli anni caratterizzati dalla decadenza dei valori; se la Svizzera debba tornare agli anni in cui si distruggevano, trascinavano nel fango o ridicolizzavano le virtù e i valori svizzeri. Fortunatamente la risposta è no: oggi si ha di nuovo il coraggio di essere fieri della Svizzera. I giovani indossano magliette con la croce svizzera sul petto. Persino la consigliera federale socialdemocratica biasima i francesi perché criticano il sistema delle imposte svizzero (ora la signora Calmy-Rey deve solo spiegarlo ai propri compagni!). Negli anni Novanta i pilastri della Svizzera – l’indipendenza, l’autodeterminazione, la neutralità – sono stati ridicolizzati e sarebbero dovuti essere sacrificati a favore di uno sciocco internazionalismo. Gruppi tenaci – e soprattutto l’UDC – vi si sono opposti, impedendolo. Responsabilità, autoiniziativa e orgoglio nazionale sono stati derisi. Ma le cose stanno cambiando. Oggi i politici non osano più farlo. I valori svizzeri della puntualità, dell’affidabilità, dell’onestà, della volontà di lavorare e della pulizia erano valori denigrati nelle scuole, nella società e nella politica. Oggi se ne vedono le conseguenze e forse si sta cercando di invertire la tendenza! Intendiamoci bene: non tutto è cambiato, ma, anche se in modo esitante, ci si sta mettendo sulla buona strada nella società, nell’economia e nella politica. La sinistra, composta da PS e Verdi, vuole interrompere questo cammino e tornare ai tempi in cui il socialismo si è potuto espandere quasi indisturbato. Il termine altisonante di “solidarietà” ha permesso stupendamente di distribuire denaro, soprattutto quello degli altri e spesso nelle proprie tasche. Di conseguenza è aumentata la spesa pubblica4. La Svizzera ha registrato l’aumento più elevato dei prelievi fiscali5 tra i Paesi industrializzati. Tutto ciò ha avuto conseguenze: l’economia ha stagnato. - Tra il 1990 e il 2000 i debiti sono aumentati da più di 38,5 miliardi a più di 130 miliardi6. - Il forte aumento degli abusi, peraltro sempre celati o negati, nel settore dell’asilo, il continuo aumento, anch’esso negato, della criminalità degli stranieri e la crescita, contestata, degli abusi nel settore delle opere sociali ci occuperanno ancora per anni, poiché i problemi sono tutt’altro che risolti. Ma sembra albeggiare: mentre nel 2003 c’erano ancora 23 000 domande d’asilo, nel 2006 sono state ridotte a 10 000. - Gli anni anteriori al 2003 sono stati caratterizzati dalla denigrazione e dal disprezzo del proprio Paese. Ci si doveva vergognare di essere svizzeri, cittadini di un piccolo Stato, cittadini di un esempio eccezionale di democrazia. Ma il vento sta cominciando a girare. L’adesione all’UE non è più un obiettivo strategico. Secondo i sondaggi più recenti il 90 per cento della popolazione intende mantenere la neutralità. Molti giovani sono fieri di essere svizzeri. Molti giornali non possono più evitare di riferire della Svizzera e dei suoi vantaggi. - Con investimenti sbagliati e collassi di imprese la decadenza si è mostrata anche nell’economia. Valutazioni sbagliate della realtà, l’alterigia e la mania di grandezza hanno condotto a collassi. Si pensi al collasso della Swissair, all’avventura della Swiss, al disastro dell’Expo. - Una debole crescita economica e l’aumento della disoccupazione sono stati il risultato di questa situazione. I tempi cominciano a cambiare. Assistiamo a una rinascita della crescita economica e di un modo serio di fare politica economica. Dal 2003 le imposte non sono più aumentate e alcuni Cantoni le hanno addirittura diminuite. È interessante constatare che il cambiamento proviene dal basso. Il grande successo dell’UDC, che ha lottato contro la situazione descritta, ne è stato il segno esteriore. Ma il cambiamento si sta diffondendo. Fa piacere vedere che ora anche il consigliere federale socialdemocratico afferma che sono indispensabili nuove centrali nucleari. Non gli rimane che convincere anche i suoi compagni rossoverdi. Molte cose sembrano cambiare: mentre prima la sinistra predicava la democrazia di base, oggi il PS organizza solo “incontri al vertice” – da parecchio tempo ormai la sua base è passata all’UDC. V. Avanti verso il futuro La sinistra vuole ricondurre la Svizzera al periodo buio degli anni dal 1990 al 2003. Vuole togliere quanto possibile a chi s’impegna, a chi lavora seriamente e ridistribuirlo attraverso lo Stato, preferibilmente a se stessa. Che a causa di ciò i cittadini stanno peggio e il Paese è ridotto sul lastrico, viene sottaciuto. È evidente: la sinistra, ossia il PS e i Verdi, vogliono una Svizzera socialista. È questo dovrebbe lasciare indifferenti i consiglieri federali? Signore e signori, nel 2007 il popolo svizzero deve decidere: Vogliamo tornare agli anni bui anteriori al 2003? O vogliamo avanzare verso un futuro che promuova nuovamente i valori svizzeri e garantisca benessere e libertà? Vogliamo nuovamente distruggere la rinascita politica degli ultimi anni? Signore e signori, è richiesto l’impegno dei partiti borghesi – soprattutto dell’UDC – come forze di opposizione. Se il PS definisce decisive le elezioni del 2007 alleandosi con un partito non governativo, i Verdi, con l’obiettivo principale di tornare alla politica degli anni bui che in fin dei conti ridurrebbe sul lastrico la Svizzera, allora bisogna intervenire: l’UDC, in quanto forza politica che deve condurre la campagna elettorale, e i consiglieri federali che espongono le loro idee sul corso della Svizzera. L’UDC è diventato il partito più forte perché dal 1990 si è opposta a una politica fatale! È comprensibile che i rossoverdi combattano l’UDC e vogliano buttarmi fuori dal Consiglio federale – ciò non è esente da una certa logica. L’UDC presa di mira e i suoi esponenti rappresentano i valori tradizionali della Svizzera, i valori che rafforzano la Svizzera. La politica di sinistra degli anni Novanta ha indebolito la Svizzera e una sua vittoria elettorale indebolirebbe o addirittura distruggerebbe il benessere e la libertà del nostro popolo. Quello che ha reso forte e renderà forte anche in futuro la Svizzera è proprio la politica dei valori tradizionali. Soprattutto per affrontare le sfide della globalizzazione è urgentemente necessaria una politica che poggia su questi valori tradizionali. Solo essa garantisce il successo. Vedete ora l’importanza delle elezioni? Vedete l’importanza dell’UDC? Vi rendete conto del significato delle elezioni del 2007? Con ciò siamo arrivati all’incarico dei politici borghesi, e con essi intendo soprattutto i politici dell’UDC. L’UDC deve impegnarsi per - un’economia sana invece di un’economia del decadimento - un bilancio pubblico sano invece di un’economia del deficit - lo sgravio finanziario dei cittadini invece dell’aumento delle imposte e delle tasse - l’autodeterminazione invece dell’ingerenza dall’estero - la neutralità invece dell’intervento in conflitti internazionali - la cooperazione invece dell’integrazione - la libertà invece della tutela da parte dello Stato - un approvvigionamento energetico sicuro invece della mancanza di energia - la fiducia invece degli imbrogli - i rifugiati veri invece degli abusi nel settore dell’asilo - la coesistenza pacifica invece della criminalità degli stranieri - un aiuto efficiente nel singolo caso invece di una falsa “solidarietà” - i posti di lavoro invece della disoccupazione - l’occupazione invece dell’abuso dell’AI - il benessere invece dell’impoverimento Signore e signori, come vedete l’incarico è notevole. Per voi in quanto partito, per voi in quanto membri del partito – per ognuno di noi. Dobbiamo impegnarci affinché la gente elegga le persone giuste. L’incarico è notevole per i parlamentari, i membri dell’esecutivo, i giudici e per tutti coloro che svolgono un incarico pubblico. Essi devono sentirsi servitori del popolo per il bene del Paese e della gente. Non vi è posto per coltivare i propri interessi. Affrontiamo i problemi scottanti (ci sono già abbastanza politici che li usano solo per riscaldarsi). Nelle elezioni del 2007 si tratta di prendere una decisione di fondo. Signore e signori, negli anni Novanta, in quanto partito borghese con il nostro chiaro atteggiamento liberal-conservatore siamo finiti all’opposizione perché non volevamo partecipare a una politica della decadenza dei valori e l’abbiamo combattuta. Siamo andati all’opposizione nostro malgrado. In quanto partito che si è opposto alla decadenza dei valori e della politica, gli elettori hanno fatto dell’UDC il partito più forte. Un successo simile provoca le reazioni furenti degli sconfitti. Mahatma Gandhi, che voleva cambiare la situazione in India, ha descritto le tre fasi della lotta nel modo seguente: - nella prima fase sarete sottaciuti, come se foste morti; - nella seconda fase sarete ridicolizzati; - nella terza e decisiva fase sarete combattuti. Signore e signori, l’UDC e i suoi esponenti si trovano attualmente nella terza fase. Per questo la parola d’ordine è “resistere”! Ed è questo, signore e signori, l’augurio che rivolgo a voi e a tutti noi per il nuovo anno e in particolare per l’anno delle elezioni 2007. È per il bene del popolo e del Paese, o con le vostre parole: Per la Svizzera – la nostra casa! 1 Nel suo parere in merito alla revisione della legge sull’asilo la CFR (Commissione federale contro il razzismo) parla di “discriminazione indiretta” (settembre 2005). Il PS ha lottato contro tutte le proposte dell’UDC per risolvere il problema dell’asilo. Ogni anno si sono spesi da uno a due miliardi per niente. Per anni è stata accettata la ben organizzata criminalità dei richiedenti l’asilo nel settore degli stupefacenti. Anche in occasione della revisione della legge sull’asilo di settembre 2006, la sinistra ha fatto ricorso a massicce dosi di moralismo per non dover affrontare una discussione basata sui fatti e sugli argomenti. La consigliera nazionale zurighese del PS Vreni Hubmann ha sostenuto che la legge sull’asilo è sintomo “di un atteggiamento fondamentalmente xenofobo” (Neue Zürcher Zeitung, 24.8.2006). Quando nel 2002 si è discussa in Parlamento l’iniziativa popolare dell’UDC contro gli abusi in materia d’asilo, è stata nuovamente negata la realtà degli abusi e la sinistra ha fatto ricorso al moralismo: Cécile Bühlmann (Verdi/LU): “azione di propaganda politica dell’UDC” Ruth-Gaby Vermot (PS/BE): “xenofoba” Jean-Jacques Schwaab (PS/VD): “campagna denigratoria” Claudia Janiak (PS/BL): “sputasentenze” 2 Nel corso della campagna contro la nuova legge sull’asilo l’ex consigliera federale Ruth Dreifuss (PS) ha parlato di “casi isolati” di abuso nel settore dell’asilo (Tages-Anzeiger, 7.4.2006). In riferimento all’iniziativa popolare dell’UDC contro gli abusi in materia d’asilo il consigliere nazionale ginevrino Patrice Mugny ha parlato di “Spiegelbild der Missbrauchskultur” - criticando così l’UDC che parlava apertamente degli abusi! Dopo che per anni si era negato che esistessero degli abusi, nella campagna contro la nuova legge sull’asilo (2006) si è sostenuto improvvisamente che “l’inasprimento delle misure non impedisce gli abusi” (Ruth Genner, presidente dei Verdi), “contro gli abusi l’inasprimento non serve” (Jürg Krummenacher, direttore di Caritas Svizzera). (Schweizer Illustrierte, 4.9.2006). La direttrice dell’AI Beatrice Breitenmoser (PS) nella trasmissione televisiva “Rundschau”: “Se uno sfrutta bene il sistema non si tratta di abuso.” (8.10.2003) La direttrice dell’AI Beatrice Breitenmoser (PS): “Nel caso degli abusi si tratta di casi isolati.” (St. Galler Tagblatt, 19.1.2004). La direttrice dell’AI Beatrice Breitenmoser (PS): “Dormo benissimo perché trovo che l’AI sia un’ottima assicurazione sociale.” (Tages-Anzeiger, 5.6.2003) Quando, ancora come membro del Consiglio nazionale, ho criticato i molti finti invalidi, il Blick ha scritto “Così Blocher distorce la verità”, ammettendo solo “casi isolati di abuso”. (25.7.2003) Colette Nova, segretaria dell’Unione sindacale svizzera: “Finti invalidi è un’espressione idiota che non significa niente.” (Weltwoche, 22.4.2004). 3 Vedi nota 2. 4 Indebitamento Confederazione: 1990 38,5 miliardi 2000 108,8 miliardi 2005 130,6 miliardi Indebitamento Confederazione, Cantoni e Comuni 1990 97,7 miliardi 2000 207,4 miliardi 2005 246,5 miliardi 5 Negli anni Novanta la Svizzera ha registrato la maggiore crescita degli oneri fiscali tra tutti i Paesi industrializzati. Quota fiscale 1990 26 % 2000 30,5 % Le entrate fiscali assolute continuano a crescere. Si tratta di soldi che mancano alla gente per vivere e all’economia per investire. Entrate fiscali 1990 85,2 miliardi 2000 126,7 miliardi Quota di indebitamento lordo (Confederazione) 1990 11,8 % 2000 26 % Aumento dei contributi (soprattutto tasse) a Confederazione, Cantoni e Comuni 1990 12'849 milioni 2000 20'985 milioni 6 Le spese della Confederazione sono cresciute molto più rapidamente dell’economia nazionale. Lo Sta

16.01.2007

Fälschung und Piraterie – ein Problem in der Schweiz

Referat von Bundesrat Christoph Blocher anlässlich der Medienkonferenz zur Lancierung von "STOP PIRACY" - Schweizer Plattform gegen Fälschung und Piraterie, 16. Januar 2007, Zürich-Flughafen 16.01.2007, Zürich-Flughafen An der Medienkonferenz zur Lancierung der Schweizer Plattform gegen Fälschung und Piraterie sprach Bundesrat Christoph Blocher über die Auswirkungen und möglichen Gefahren von Fälschungen und Raubkopien. So verlören Schweizer Firmen schätzungsweise 2 Milliarden Franken jährlich und gefälschte Medikamente könnten die Gesundheit der Konsumenten gefährden. 1. Warum sind Fälschungen und Raubkopien ein Problem? Mit Fälschungen und Raubkopien ist es doch so: Jeder hat davon gehört, aber niemand will sie aus der Nähe gesehen haben. Aber Hand aufs Herz: Wer von uns ist nicht schon in der einen oder anderen Art mit Fälschungen und Raubkopien in Berührung gekommen? Unter einem Mantel auf einem fernöstlichen Strand oder gar am Mittelmeer? Auf dem Internet? Auf dem MP3-Player Ihrer Kinder? Oder vielleicht auf Ihrem eigenen MP3-Player? Man ist versucht zu sagen: Eine gefälschte Tasche, eine gefälschte Uhr oder Raubkopien aus dem Internet – wem schadet das schon? Ich sage Ihnen heute: Die Konsequenzen des Handels mit Fälschungen sind gravierend und betreffen uns alle! Anlässlich des World Economic Forum (WEF) vom Frühjahr 2004 wurden die Verluste der weltweiten herstellenden Wirtschaft auf jährlich über 400 Milliarden US-Dollar beziffert. Es geht hier aber um weit mehr als finanzielle Verluste: Die Vernetzung mit dem organisierten Verbrechen ist mittlerweile klar anerkannt. Einkünfte aus Fälschung und Piraterie finanzieren andere kriminelle Aktivitäten – vom Drogen- und Menschenhandel über die Prostitution bis hin zum Terrorismus. Die Versuchung ist gross zu sagen, dass wir hier in der Schweiz damit kein Problem haben, sondern dass nur das Ausland betroffen ist. Dem ist aber nicht so, Fälschung und Piraterie betreffen auch die Schweiz: Gemäss einer Schätzung der Zeitschrift CASH vom 30. Juni 2005 verlieren Schweizer Firmen dadurch insgesamt jährlich bis zu 2 Milliarden Schweizer Franken. Im letzten Herbst wurden beispielsweise in den Regalen eines grossen Schweizer Detaillisten gefälschte Davidoff-Düfte entdeckt. Solche Fälle können für ein Unternehmen teure Folgen haben. Die Konsequenzen können aber noch weit schlimmer sein, wenn gefälschte und deshalb unsichere Haushaltapparate in den offiziellen Vertrieb gelangen. Aber es geht auch in der Schweiz nicht nur um Geld: * Gefälschte Medikamente und Lifestyle-Produkte werden via Internet bestellt und gelangen direkt zum Patienten; das kann die Gesundheit der Verbraucher direkt gefährden; * die Herkunftsangabe 'Schweiz' wird missbraucht und der Ruf der Schweiz als Produktionsland von Qualitätsprodukten gefährdet; * einheimische Künstler und Musiker werden in ihrem Schaffen behindert, weil ihnen Einkünfte, die sie sich verdient haben, vorenthalten werden; 2. Handlungsbedarf in der Schweiz Die Schweizer Behörden schauen dem nicht einfach tatenlos zu: Vor allem das Eidgenössische Institut für Geistiges Eigentum (IGE), das Schweizerische Heilmittelinstitut Swissmedic und der Schweizer Zoll kämpfen bereits seit Jahren gegen das Problem an. Das Institut für Geistiges Eigentum setzt sich als Kompetenzzentrum für Fragen des Immaterialgüterrechts auf nationaler und internationaler Ebene für eine bessere Rechtsdurchsetzung ein und schlägt die hierzu notwendigen Gesetzesanpassungen vor. Auch Swissmedic engagiert sich national und international aktiv gegen gefälschte Heilmittel, das sogenannte 'pharmaceutical crime' ein. In der Schweiz sind in den offiziellen Vertriebskanälen bislang keine Fälschungen von Medikamenten bekannt. Aber bei Bestellungen von Medikamenten via Internet besteht ein erhebliches Risiko, gefälschte Präparate zu erhalten, da sich dieser Vertriebskanal der Kontrolle der Behörden weitgehend entzieht. Unser Schweizer Zoll spielt im Kampf gegen Fälschung und Piraterie eine zentrale Rolle: Er ist regelmässig mit gefälschten Produkten konfrontiert und interveniert konsequent, wenn solche Produkte in die Schweiz importiert werden. Die Zahl der Waren, die von den Zollbeamten zurückbehalten wird, steigt seit Jahren stetig an. Und trotzdem: Die Schweiz wird von Fälschern hemmungslos als Transitland missbraucht! Gemäss den aktuellsten Statistiken der Europäischen Union stammten im Jahr 2005 5% der von den europäischen Zollbehörden sichergestellten Produkte aus der Schweiz. Damit liegt die Schweiz hinter China und vor den Vereinigten Arabischen Emiraten an zweiter Stelle. Man kann sich über die richtige Interpretation dieser Statistik sicherlich streiten. Fest steht aber, dass die Schweiz keine Fälschungsindustrie hat. Sofern also rechtsverletzende Produkte über die Schweiz in die EU gelangen, so handelt es sich um Transitware. Dies ist ein ernsthaftes Problem, gegen das wir vorgehen müssen. 3. Die Revision des Patentgesetzes löst das 'Transitproblem' und verbessert die Rahmenbedingungen Fälscherorganisationen missbrauchen die Schweiz, um Fälschungen und Raubkopien an den Mann und die Frau zu bringen. Der Bundesrat will dem ein Ende setzen. Der Bundesrat beabsichtigt, mit dem neuen Patentgesetz die Interventionsmöglichkeiten des Zolls in allen Bereichen des Geistigen Eigentums zu verbessern und das 'Transitproblem' zu lösen: Mit dem neuen Gesetz werden die Zollbeamten nicht nur auf Importe und Exporte, sondern auch auf Transitwaren zugreifen können. Sie werden den wahren Berechtigten verdächtige Gegenstände zur Prüfung aushändigen und illegale Waren in einem raschen und einfachen Verfahren vernichten können. Die Strafen für Personen, die mit gefälschten Gütern Handel betreiben, werden verschärft. Die Vorlage ist gegenwärtig im Parlament und sollte 2008 in Kraft treten. 4. Gesetze allein lösen das Problem jedoch nicht – zur Aufklärung braucht es die Zusammenarbeit zwischen Privaten und Behörden Das neue Patentgesetz wird das Transitproblem verkleinern und die Rahmenbedingungen für die Rechtsdurchsetzung verbessern. Es wird aber nicht verhindern, dass viele weiterhin denken, gefälschte Uhren oder "schwarz" kopierte Software würden niemandem wirklich schaden und sich entsprechend sorglos verhalten. Genau deshalb sind wir heute hier: Die Schweizerinnen und Schweizer müssen wissen, dass es nicht harmlos ist, solche Produkte zu kaufen. Sie müssen wissen, dass es nicht nur gefälschte Taschen, sondern auch gefälschte Medikamente und Maschinenteile gibt. Und dass bei deren Herstellung weder Sicherheitsstandards noch Hygienevorschriften eingehalten werden. Hier tut Aufklärung not. Und hier müssen private Unternehmen und die Verwaltung zusammenarbeiten. Deshalb haben das Eidgenössische Institut für Geistiges Eigentum und die Internationale Handelskammer Schweiz eine Partnerschaft gegründet: die Schweizer Plattform gegen Fälschung und Piraterie. Eine Partnerschaft und Zusammenarbeit zwischen der Verwaltung und der Wirtschaft. Diese Partnerschaft kostet den Steuerzahler nur sehr wenig. Die Kampagnen werden nämlich grundsätzlich von der Privatwirtschaft finanziert. Die Verwaltung trägt vor allem mit ihrem Know-how zu den Aktivitäten der Plattform bei. Heute lancieren wir die erste Kampagne der Plattform: "STOP PIRACY"-Plakate werden ab übermorgen in den 9 grössten Schweizer Agglomerationen hängen. Die Plakate appellieren an das Wissen und Gewissen des Einzelnen. Die "STOP PIRACY"-Kampagne und die dazugehörende Internetseite nehmen folgenden Gedanken auf: "Raubkopien und Fälschungen sind ein schlechter Sport: Keine Spielregeln, viele Fouls und nur Verlierer". Wir wollen aufzeigen, dass es Spielregeln gibt, die es zu beachten gilt – und Konsequenzen, wenn diese nicht eingehalten werden. Dabei geht es einerseits um die Beachtung der Spielregeln des Geistigen Eigentums: Intellektuelle Werte und Schöpfungen müssen adäquat geschützt und vor unfairen Angriffen verteidigt werden können, damit unsere Unternehmen weiterhin forschen und entwickeln. Andererseits geht es aber auch klar darum aufzeigen, dass wir mit dem Kauf von gefälschten Produkten und Raubkopien nicht nur unsere Sicherheit und Gesundheit gefährden können, sondern darüber hinaus skrupellose Kriminelle unterstützen. Kurz: Es geht um FAIR PLAY.

12.01.2007

Mit gespanntem Auge…

Referat von Bundesrat Christoph Blocher anlässlich der Einweihungsfeier des Bundesverwaltungsgerichts, am 12. Januar 2007, in Bern 12.01.2007, Bern Bern. An der Einweihungsfeier des Bundesverwaltungsgerichts würdigte Bundesrat Christoph Blocher die grosse Aufgabe, die dem neuen Gericht bevorstehe. Gute Gerichte seien ein wesentliches Element der für die Bürgerinnen und Bürger sowie für die Unternehmen notwendigen institutionellen Rahmenbedingungen. Unparteilichkeit, Bezug zum Leben, speditives Handeln seien für das Vertrauen von grosser Bedeutung. Herr Präsident des Bundesgerichts, Herr Präsident des Bundesverwaltungsgerichts, Herr Präsident des Bundesstrafgerichts, Sehr geehrte Richterinnen und Richter, Sehr geehrte Vertreterinnen und Vertreter der parlamentarischen Kommissionen sowie der Kantone Bern und St. Gallen, Frau Regierungsrätin, Meine sehr verehrten Damen und Herren Vor genau 132 Jahren, am 12. Januar 1875, hat sich der damalige Bundesgerichtspräsident Blumer mit den folgenden Worten an die Mitglieder des neuen Bundesgerichts in Lausanne gewandt: "Das Schweizervolk blickt mit gespanntem Auge auf (Ihre) bevorstehenden Entscheidungen hin; es erwartet von (Ihnen), dass (Sie) in unbefangener und objektiver Weise Verfassung und Gesetze in ihrem wahren Sinne und Geiste handhaben und, unbeirrt durch politische, religiöse oder soziale Parteiungen, einfach Recht sprechen." Der 12. Januar 1875 galt der Einweihung des Bundesgerichts. Der 12. Januar 2007 gilt der Einweihung des Bundesverwaltungsgerichts. Es ist das erste eigenständige Verwaltungsgericht des Bundes mit einer umfassenden Zuständigkeit für verwaltungsrechtliche Streitigkeiten. Mit seinen rund 330 Mitarbeitenden ist das Bundesverwaltungsgericht das grösste Gericht auf Bundesebene. * Im Wesentlichen überprüft das Bundesverwaltungsgericht Verfügungen von Verwaltungsstellen des Bundes. Es tritt damit an die Stelle der bisherigen eidgenössischen Rekurskommissionen und Beschwerdedienste der Departemente. Das Bundesverwaltungsgericht schützt die Bürger vor der Willkür des Staates; * denn mit der Schaffung des Bundesverwaltungsgerichts erhalten die Bürger und Bürgerinnen das Recht, Rechtsstreitigkeiten mit der Verwaltung vor ein verwaltungsunabhängiges und unparteiisches Gericht zu tragen. * Das Bundesverwaltungsgericht ersetzt aber nicht nur die bisher zur Verwaltung gehörenden Rekurs- und Beschwerdeinstanzen, sondern soll auch das Bundesgericht entlasten. Als Vorinstanz des Bundesgerichts übernimmt das neue Gericht eine vollständige Rechts- und Sachverhaltsprüfung. Das Bundesgericht kann sich somit auf eine Prüfung der Rechtsfragen beschränken. * Und schliesslich entlastet das Bundesverwaltungsgericht auch den Bundesrat von Justizaufgaben. Der Bundesrat soll nur noch dort entscheiden, wo es um überwiegend politische Fragen geht. Die Justizreform Das Volk hat im März 2000 Ja gesagt zu einer grundlegenden Neugestaltung des schweizerischen Justizsystems. Das Ziel dieser Reform besteht darin, * den Rechtsschutz zu verbessern, * das Bundesgericht funktionsfähig zu erhalten * und die Grundlagen für ein einheitlicheres schweizerisches Prozessrecht zu schaffen. Totalrevision der Bundesrechtspflege Ein Teil der Justizreform, nämlich die Totalrevision der Bundesrechtspflege ist mit dem Inkrafttreten des Bundesgerichts- und des Verwaltungsgerichtsgesetzes auf den 1. Januar dieses Jahres abgeschlossen. Bereits vor zweieinhalb Jahren konnte in Bellinzona die Einweihung des Bundesstrafgerichts gefeiert werden. Seit Anfang dieses Jahres präsentiert sich auch das Bundesgericht in Lausanne in einem neuen Kleid. Durch die Integration des Eidgenössischen Versicherungsgerichts in Luzern hat es einen zusätzlichen Standort in der Innerschweiz erhalten. Mit dem Umzug des Bundesverwaltungsgerichts nach St. Gallen in rund vier Jahren wird dann das Gleichgewicht in der Gerichtslandschaft des Bundes hergestellt sein. Dadurch wird auch räumlich die nötige Distanz zur Regierung und zum Parlament in Bern geschaffen werden. Vereinheitlichung des Prozessrechtes Auf Kurs ist zudem die Vereinheitlichung des Straf- und Zivilprozessrechts: * Der Ständerat hat in der Wintersession 2006 den Entwurf zu einer Schweizerischen Strafprozessordnung verabschiedet. Ziel ist es, diese bis Ende Legislatur zu Ende zu beraten und auf 2010 in Kraft zu setzen. * Der Bundesrat hat im Juni letzten Jahres zudem die Botschaft zum Schweizerischen Zivilprozessrecht verabschiedet. Ziel ist, diese bis Ende Legislatur im Erstrat zu verabschieden, so dass diese ebenfalls 2010 in Kraft treten könnte. Grosse Aufgabe Geschätzte Gerichtsleitung, verehrte Richterinnen und Richter, liebe Mitarbeitende des neuen Gerichts, Ihnen steht eine grosse Aufgabe bevor. Sie tragen viel Verantwortung. * Es warten über 10'000 Fälle pro Jahr auf Sie. Ferner gilt es, über 30 verschiedene Rechtskulturen zusammenzuführen und effiziente Arbeitsabläufe zu schaffen. Sie sind aufgerufen, die bisherigen Gärten und Gärtchen hinter sich zu lassen und zum Erfolg des Ganzen Ihren Teil beizutragen. * Ein Gericht, das qualitativ hoch stehende Urteile fällt und Verfahren nicht verschleppt, geniesst bei den Bürgerinnen und Bürgern, in der Gesellschaft und in der Wirtschaft hohes Ansehen und Vertrauen. Sie sind dafür gewählt worden, ein solches Vertrauen zu gewährleisten. * Das Verwaltungsrecht stellt an die Lebenserfahrung der Verwaltungsrichterinnen und Verwaltungsrichter und ihre Fähigkeiten zur Erkennung und Würdigung praktischer Lebensverhältnisse sehr hohe Anforderungen. Ich wünsche Ihnen bei Ihrer Aufgabe den nötigen Sachverstand. * In etwa der Hälfte der Fälle entscheiden sie gar als einzige und letzte Gerichtsinstanz. Dies betrifft beispielsweise das Asylwesen. Hier ist die Verantwortung besonders gross, weil die Präjudizwirkung sehr wohl bedacht sein will. Vertrauen in die Gerichte erhöht die Verlässlichkeit der Rechts- und Geschäftsbeziehungen. Gute Gerichte sind ein wesentliches Element der für die Bürgerinnen und Bürger sowie für die Unternehmen notwendigen institutionellen Rahmenbedingungen. Unparteilichkeit, Bezug zum Leben, speditives Handeln sind für das Vertrauen von grosser Bedeutung. Verantwortung für die Gerichte heisst aber auch, demokratische Entscheide anzunehmen. Ein wichtiger Testfall für das Verhältnis der Gewalten wird beim Bundesverwaltungsgericht die Frage sein, wieweit es bei der Prüfung der Angemessenheit gehen wird. Die Angemessenheitsprüfung stellt eine schwierige Aufgabe, ja eine Gratwanderung dar. Nimmt das Bundesverwaltungsgericht diese Kompetenz allzu zurückhaltend wahr, muss es sich den Vorwurf der Rechtsverweigerung gefallen lassen. Interpretiert es hingegen seine Überprüfungsbefugnis zu weit, riskiert es, selber Politik zu betreiben. Viele Fragen sind heute noch offen. Die besorgten Bürger fragen: * Werden sich der Rechtsschutz und die Rahmenbedingungen für Private und auch für wirtschaftliche Unternehmen verbessern? * Funktioniert das Justizsystem auf Bundesebene effizienter? * Wird staatliches Handeln schwieriger werden? * Wird gar der Leviathan gefesselt? * Soll etwa gelten "Fiat Justitia - pereat mundus"? So kann ich Ihnen nur mit auf den Weg geben, was ebenfalls am 12. Januar - aber vor 132 Jahren - gesagt wurde: "Das Schweizervolk blickt mit gespanntem Auge auf (Ihre) bevorstehenden Entscheidungen hin; es erwartet von (Ihnen), dass (Sie) in unbefangener und objektiver Weise Verfassung und Gesetze in ihrem wahren Sinne und Geiste handhaben und, unbeirrt durch politische, religiöse oder soziale Parteiungen, einfach Recht sprechen."

31.12.2006

Alles grundsätzlich überprüfen

Justizminister Christoph Blocher will die Bundesverwaltung radikal umbauen 31.12.2006, Christoph Lauener Der Bundesrat überprüft die Struktur der Departemente; div. Mitglieder haben ihre Ideen bereits kundgetan (das erläutern wir in einem sep. Text). Was sind Ihre Visionen für die künftige Gestalt der Bundesverwaltung? Man soll sich nicht mit einzelnen Retouchen aufhalten. Es mag in Ordnung sein, ein Bildungsdepartement zu schaffen, wie es breit gefordert wird. Aber das allein genügt nicht, denn jede Umorganisation schafft eine neue. Entweder man überprüft alles grundsätzlich, oder man lässt es bleiben. Welche Ideen also werden Sie einbringen? Richtig wäre auch ein Sozialdepartement zu prüfen. AHV, IV, Krankenkassen, Bundesamt für Gesundheit, die Fürsorge - soweit der Bund dafür zuständig ist - die Migration, die ja heutzutage auch und vor allem eine soziale Aufgabe geworden ist, eventuell die Arbeitslosenversicherung. Wozu das? Die sozialen Einrichtungen und ihr Angebot überschneiden sich heute teilweise. Das liesse sich vermeiden. Zudem wäre man zu einer Gesamtsicht gezwungen: Die Betreuung von Flüchtlingen zum Beispiel zahlt heute das EJPD, dabei ist es eine Sozialleistung. Andere Reformvorschläge? Zu prüfen wäre auch ein Departement, das für die rechtliche Aufsicht zuständig wäre: Bankenkommission, Versicherungsaufsicht, Revisionsaufsichten, das Bundesamt für Justiz, Beschwerdedienste soweit sie in der Bundesverwaltung bleiben. Es muss das Prinzip gelten: Gleichgelagerte Funktionen und Aufgaben gehören in dieselben Departemente. Damit sind die Verantwortlichkeiten klar, man vermeidet Überschneidungen und man spart Kosten. Verkehr und Medien passen nicht unbedingt zusammen. Die sind heute beide im UVEK. Der Medienbereich würde besser in ein neues Bildungsdepartement als ins Verkehrsdepartement passen; der Verkehr ist für sich allein schon umfangreich genug. Bei der Bildung unterzubringen wäre ausserdem die Kultur. Was halten Sie von einem Sicherheitsdepartement, wie es Ihrem Parteikollegen Schmid vorschwebt? Man müsste auch das prüfen, wenngleich es Probleme gibt: Armee und Polizei in einem Departement sind problematisch. Darum haben die kantonalen Polizeicorps und die Linke Bedenken – und ich auch. Und das Aussendepartement? Gleich? Kleiner? An ein anderes koppeln? Man muss sich ernsthaft fragen, ob nichte ein Aussendepartement zu einem Servicedienst für alle Auslandtätigkeiten der einzelnen Departemente ausgebaut werden und gleichzeitig das Schwergewicht auf der Koordination liegen müsste. Sie würden also die Verwaltung völlig umgekrempeln. Es würde wohl keiner der sieben Bundesräte sein Departement wieder erkennen. Deshalb müsste man vorne beginnen, was am besten nach einer Gesamterneuerungswahl möglich wäre, also 2008: Jeder gibt sein Departement ab, dann werden sie neu formiert, und die Bundesräte übernehmen der Anciennität nach ihr neues Departement. Die Zahl der Departemente müssen wir nicht ändern. Das ist wohl trotzdem zu radikal für das Kollegium. Das kann sein. Es ist aber auch Unterstützung zu erkennen. Wichtig ist, dass wir jetzt entweder grundsätzlich über die Bücher gehen, oder diese Diskussionen begraben; sie schürt nur den Zwist und die Buschkämpfe in der Verwaltung. Die heutige Gestalt der Departemente ist zum Teil historisch gewachsen; so haben die Sozialwerke oder der Verkehr heute wesentlich mehr Gewicht. Dann gab es auch opportunistische Zuteilungen wie das Zuteilen des Sports zum VBS, zugunsten von Adolf Ogi. Es ist Zeit, das Ganze anzuschauen.   Moritz Leuenberger steht vor einer heiklen Aufgabe Moritz Leuenberger hat vom Gesamtbundesrat den Auftrag erhalten, zu prüfen, ob und wie die Departemente neu zusammengesetzt werden sollen. Die Sache ist delikat: Es geht nicht nur um mehr Effizienz und weniger Kosten; es geht auch um Macht und Prestige. Verschiedene Mitglieder der Landesregierung sind deshalb vorgeprellt und haben ihre Ideen öffentlich gemacht. Innenminister Pascal Couchpin plädiert für eine grosse Rochade: Er schlägt vor, das Sozialwesen von seinem Departement zu Volkswirtschaftsministerin Doris Leuthard zu verschieben und dafür die ganze Bildung zu übernehmen. Leuthard selber möchte die Bildung bei sich zusammenlegen. Militärminister Samuel Schmid wünscht sich seit längerem ein Sicherheitsdepartement, in dem Armee, Grenzschutz und Polizei vereinigt sind. Schmids Parteifreund Christoph Blocher hat aber Bedenken - und wird radikale Vorschläge einbringen. So schwebt ihm vor, das Aussenministerium zur "Servicestelle" für die anderen Departemente zu degradieren (siehe Interview oben). Ende Januar soll Moritz Leuenberger den Bundesrat über das weitere Vorgehen informieren.

30.12.2006

Das Volk frisst heute nicht mehr alles

Blocher kämpft gegen neue Steuern, will Ausländer zu Sprachkursen verdonnern und verlangt Einblicke in die Sündenregister der Jugend. Er ist ganz der Alte geblieben. 30.12.2006, Neue Luzerner Zeitung, Jürg auf der Maur Letztes Jahr zogen sie auf dem Gurten Bilanz, jetzt auf dem Uetliberg. Sind das nächste Mal der Pilatus oder die Rigi am Zug? Eine sehr gute Idee! Die Orte würden sich bestens eignen, Bilanz zu ziehen. Im Dezember 2007 wird diese Pressekonferenz ganz besonders interessant sein, weil dann ja auch die Wahlen vorbei sind. Werden Sie noch Bundesrat sein? Ich gehe jedenfalls davon aus. Dann betreiben Sie und die SVP Panik auf Vorrat, wenn sie befürchten, man wolle Sie nicht mehr wählen? Wenn die Linke - das heisst die SP und die Grünen - es seit einem Jahr als oberstes Wahlziel bezeichnet, dass der Blocher aus der Regierung müsse, dann hat man das ernst zu nehmen. Das hat es in der Schweizer Konkordanz bisher ja noch nie gegeben. Dass eine grosse Regierungspartei jemanden nicht mehr wählen will, nur weil einem die Politik des betreffenden Bundesrates nicht gefällt. Genau das machen ja SP und Grüne. Sie werfen mir ja nicht vor, ich würde meine Aufgabe nicht erledigen oder mein Departement schlecht führen. Blocher ist die Personifizierung der neuen Politik - vor allem im Asyl- und Ausländerbereich. Darum muss er weg. Auch die vereinigte Linke kann Sie nicht abwählen. CVP-Präsident Christoph Darbellay erklärt, die CVP werde Blocher nicht wählen. Das sagte er, bevor er CVP-Präsident wurde. Jetzt tönt es anders. Warten wir ab. Es geht um eine politische Ausrichtung. Die SVP hat klar Stellung bezogen und ein Bekenntnis zur Konkordanz abgegeben. Die SVP wird alle wählen, die von den Regierungsparteien vorgeschlagen werden. Sie fordert aber Gegenrecht, sonst wird sie in die Opposition gehen. Für sie sind Sprachkenntnisse zur Integration. Diese müssen zwingend verlangt werden. Wie soll das geschehen? Mein Departement ist daran, erste Ideen zu entwickeln. Und? Wer in die Schweiz kommt, irgendeine Aufenthaltsbewilligung erhält und hier bleiben darf, soll sich zwingend um seine Sprachkenntnisse kümmern müssen. Sonst wird seine Aufenthaltsgenehmigung nicht verlängert. Das ist aber noch nicht ausgegoren. Bei den Flüchtlingen ist dieses Vorgehen nicht möglich, bei allen anderen Ausländern aber schon. Wer eine Aufenthaltsbewilligung will, soll die Landessprache reden und verstehen. Dann brauchen Sie Heerscharen von neuen Sprachlehrern? Und? Das ist ja auch kein Problem. Die Sprachkurse sollen von den Ausländern bezahlt werden. Die dürfen den Staat direkt nichts kosten. Das geht? Bei Flüchtlingen wird der Staat zahlen müssen. Wenn ein betroffener Flüchtling jedoch nicht an einem Sprachkurs teilnimmt, soll die Sozialhilfe gekürzt werden können. Obligatorische Sprachkurse sind das eine. Sie prüfen aber auch die Einbürgerung auf Probe. Die Leichtfertigkeit der Einbürgerung ist näher anzusehen. Wir stellen fest, dass wir in der Schweiz die Bedingungen zur Einbürgerung oft missachten. Das hat man gerade wieder bei den Vorfällen in Seebach gesehen. Jetzt kommt die Polizei und sagt, sie habe sich immer gewundert, dass diese Burschen eingebürgert worden seien. Das heisst? Das zeigt, dass entweder eingebürgert wird, ohne dass man weiss, was die Polizei weiss. Oder man bürgert ein, obwohl man weiss, dass die Polizei Vorbehalte hat. Beides geht nicht. Was ist Ihre Lösung? Wir brauchen eine bessere Einsicht in die Polizeiakten und -dossiers. Das prüfen wir jetzt. Wir brauchen klarere Regeln zur Einbürgerung und wir brauchen einfachere Regeln, um jemandem das Bürgerrecht wieder entziehen zu können. Besser ist jedoch die genaue Prüfung vor der Einbürgerung, also bei der Verlängerung der Aufenthaltsbewilligung oder bei Erteilung einer Niederlassungsbewilligung. Konkret? In die Anzeigen- und Vorstrafenregister der Einbürgerungswilligen muss zwingend Einsicht genommen werden. Auch Einsicht zum Beispiel in Schulakten müsste möglich sein. Vor allem bei Jugendlichen stellt sich zusätzlich das Problem, dass nur Verurteilungen zu einem Freiheitsentzug oder zu einer Unterbringung in einer geschlossenen Einrichtung im Strafregister eingetragen werden. Haben Sie sich konkrete Termine gesetzt? Zur Zeit läuft die Diskussion im Departement. Bis im Frühling sollte man aber wissen, ob und wie unsere Ideen realisiert werden können. Dann legen wir einen Bericht vor. Noch gibt es zwei Knackpunkte: Die Frage der Doppelbürgerschaft und wie wir die Einbürgerungen sicherer gestalten können. Mit Ihrer Bilanz-Pressekonferenz haben Sie Wahlkampf für Ihre Partei betrieben. In den 90er Jahren waren SP und Grüne für Fehlentwicklungen verantwortlich, seit 2003 gehe es aufwärts im Land, sagten Sie. So habe ich das nicht gesagt. Es wäre falsch, die Schuld an den Fehlentwicklungen in den Neunzigerjahren der Linken alleine in die Schuhe zu schieben. Erstens waren die Grünen noch nicht so stark wie heute und zweitens konnte die SP ja nicht alleine regieren. Also? Es war ein gesamtgesellschaftliches Phänomen, das zu diesen Fehlentwicklungen führte. Der Fall der Berliner Mauer, der Zusammenbruch des Kommunismus, die Vorstellung, jetzt herrsche ewiger Friede führte zu einer Euphorie und einer gewissen Sorglosigkeit in Gesellschaft, Wirtschaft und Politik. Sie verleitete dazu, Geld zu verschleudern, Steuern zu erhöhen oder das Heil in EU und Nato zu sehen. Gutschweizerische Werte wie Eigenständigkeit, Neutralität oder Fleiss galten nichts mehr. Das hat mit der Doppelvertretung der SVP im Bundesrat 2003 geändert? Die SVP war jene Partei, die am stärksten Gegensteuer gab. Darum wurde sie von der kleinsten Regierungspartei zur stärksten Partei im Land. Seit 2003 hat es beim Bund keine Steuererhöhungen mehr gegeben.  Das ist so. Seit langem sind in dieser Legislatur erstmals die Steuern nicht mehr erhöht oder neue geschaffen worden. Die 0,8 Prozent zusätzliche Mehrwertsteuerprozente, die zur Finanzierung der AHV erhoben werden sollten - eine Vorlage der früheren Regierung - sind ja vom Volk abgelehnt worden. Man sieht, die Zeiten haben sich geändert. Das Volk frisst heute nicht mehr alles. Für die kommende Legislatur zeichnen sich neue Steuern ab. AHV und IV brauchen Finanzspritzen. Das ist zu hinterfragen. Ich kann nicht für alle Ewigkeit versprechen, dass es keine neuen Steuern gibt. Ihre persönliche Meinung? Der Bundesrat hat für die IV Mehreinnahmen beschlossen. Ob das Parlament folgt, muss sich zeigen. Der Bundesrat ist der Meinung, es müsse für die IV-Sanierung eine Steuererhöhung oder mehr Lohnprozente geben. Die SVP ist anderer Meinung. Moritz Leuenberger kündigt an, als Linker Ja zur Erhöhung des AHV-Alters zu sagen, wenn die Bürgerlichen Ja zur Finanzierung sagen. Machen Sie einen Schritt auf ihn zu? Um eine Erhöhung des Rentenalters wird man ja kaum herumkommen. Die Frage ist wann. Mit zusätzliche Steuereinnahmen? Wenn man dem Volk die Frage unterbreiten würde, ob es lieber das Rentenalter erhöht oder höhere Mehrwertsteuern bezahlt, glaube ich, dass es sich für ein höheres Rentenalter, nicht aber für mehr Fiskalabgaben ausspricht. Man kann den Leuten nicht immer mehr wegnehmen. Das heisst konkret? Am Schluss besteht wohl die Gefahr, dass beides gemacht wird. Dass man also das AHV-Alter erhöht, gleichzeitig aber noch mehr Geld einfordert. Das zeigt, dass wir seit 2003 zwar auf dem richtigen Weg sind, aber noch bei weitem nicht alles zum besten steht. Insofern sind die Wahlen 2007 sehr wichtig. Hier entscheidet sich, auf welche Seite das Pendel schlägt. Nämlich? Den Stimmbürgerinnen und Stimmbürgern stellt sich im Wahljahr die Frage, ob sie die seit 2004 erfolgte Wiederbelebung der erfolgreichen schweizerischen Werte gutheissen oder zur realitätsfremden Politik der Neunzigerjahre zurückkehren möchten. Die Linke wird den Steuerwettbewerb zum Hauptthema machen. Sie haben noch immer kein Problem damit? Nein, im Gegenteil. Die Kunst der kommenden Jahre wird sein, mit möglichst tiefen Steuern möglichst viel Einkommen zu schaffen. Für die Linke ist das ein Widerspruch. Die Realität belegt die Richtigkeit dieser Regel immer von neuem: Sei es in Zug, in Schwyz, in Nid- und Obwalden, aber auch in Schaffhausen. Sobald die Steuern gesenkt werden, entstehen neue Arbeitsplätze und letztlich wird mehr Steuersubstrat generiert. Sie sehen keine Grenzen nach unten? Weiter als auf Null wird man nicht gehen können. Und im Ernst? Das wird man sehen, wenn die Rechnung nicht mehr aufgeht. Es gibt ja die Idee, Unternehmen sollten von den Steuern befreit werden. Solche Modelle existieren. Was den Linken der Steuerwettbewerb ist der Rechten die Neutralität. Sie wird ebenfalls zum Wahlkampfthema. Für ein kleines Land wie die Schweiz ist sie extrem wichtig. Auch in Zeiten des Terrorismus ist sie bedeutungsvoll. Terroristen stehen innerhalb der globalen Spannungsfelder. Die Schweiz tut gut daran, sich aus den globalen Konflikten herauszuhalten. Sie sagen, die Neutralität gelte heute wieder mehr als 1990. Genügt Ihnen das, oder soll sie in der Verfassung stärker verankert werden? Die Diskussion ist alt. Die Neutralität wird in der Verfassung verlangt! Die Frage ist, ob sie enger und konkreter umschrieben werden soll. Was ist Ihre Meinung? Ich bin dagegen, die Neutralität in der Verfassung enger zu definieren. Je genauer sie umschrieben wird, desto grösser ist die Gefahr, dass der konkrete Fall dann nicht definiert ist. Die SVP und die Auns wollen eine Neutralitäts-Volksinitiative vorlegen. Aus verständlichen Gründen, denn heute bezeichnen sich viele als neutral, nur um das Gegenteil tun zu können. Trotzdem: Ich bin dagegen, die Neutralität in der Verfassung näher zu umschreiben. Der Auns und der SVP geht es um die Disziplinierung von Aussenministerin Micheline Calmy-Rey. Das darf man nicht allzu personenbezogen betrachten. Heute ist Frau Calmy-Rey Aussenministerin. Bis der Verfassungsartikel greifen würde, ist sie vielleicht schon nicht mehr im Bundesrat.