Cara ONU, non avrai il nostro sangue

«Il Mattino della domenica» del 23 settembre 2001


Pagina a cura di Flavio Maspoli

E‘ passata al Nazionale l’iniziativa popolare sull’adesione: probabile il voto in marzo, e gli oppositori ad un progetto che piace al solo Consiglio federale stanno già affilando le armi.

 

Quella di questa settimana è una cena? dello spirito: con Christoph Blocher si parla nel „corridoio dei passi perduti“, appena fuori dall’aula del Nazionale, sùbito dopo che una larga maggioranza die deputati ha votato a favore dell’iniziativa popolare per l’adesione all’Onu. Blocher ha appena spiegato la sua posizione senza mezzi termini e con la passione che tutti gli riconoscono.

 

Il suo è stato un appello accorato e che ha messo non poco in difficoltà il Consigliere federale Joseph Deiss; il quale, tuttavia, ha potuto contare sulla schiera dei fautori del „partito preso“, e dunque si è sentito persino in dovere di ironizzare sulle parole del Consigliere nazionale zurighese.

 

 

Proviamo a riassumere le ragioni in forza delle quali la Svizzera non deve entrare nell’Onu?

 

Christoph Blocher: Mi domando se esista un solo motivo per il quale la Svizzera dovrebbe entrare a far parte dell‘ Onu politica. Facciamo già parte di tutte le sottoorganizzazioni delle Nazioni unite, e paghiamo già oltre 500 milioni di franchi all’anno. Ebbene, adesso c’è chi vuole farci firmare a forza un contratto che attribuirebbe al Consiglio di sicurezza di quell’organizzazione una quantità inverosimile di poteri: la facoltà di imporci l’attuazione di sanzioni economiche e politiche verso questo o quel Paese, la facoltà di imporci l’interruzione dei rapporti con questo o con quel Paese, eccetera. Nel Consiglio di sicurezza siedono le „grandi potenze“, quelle che hanno il diritto di „veto“; e noi, una volta che avessimo aderito all’Onu, verremmo trascinati nei conflitti internazionali perdendo automaticamente la neutralità. Allucinante: l’essere neutrali, infatti, significa il non immischiarsi in conflitti internazionali.

 

Dopo aver seguito il dibattito in Parlamento, però, c’è chi potrebbe avere questa impressione: Christoph Blocher dice il falso, e la ragione sta dalla parte del Consiglio federale.

 

Blocher: Non so, io non ho avuto l’impressione che il Consiglio federale abbia ragione. Sebbene continui a sbandierare il contrario, il Consiglio federale non vuole più una Svizzera neutrale. Della neutralità del nostro Paese il Consiglio federale si fa scherno? Semmai il Consiglio federale vuole partecipare, viaggiare, saltellare da una conferenza all’altra, infine parlare e chiacchierare senza curarsi dei risultati. Anzi, i risultati sono la minore delle preoccupazioni del nostro Esecutivo. Ma è il Popolo a volere la neutralità, ed a volerla proprio per evitare che i politici possano trascinare il Paese in qualche pasticcio.

 

Come verrà articolata la campagna in vista della votazione popolare di marzo (questa, almeno, è la data più probabile)?

 

Blocher: Molto semplicemente: diremo a chiare lettere al popolo svizzero che cosa noi tutti perderemmo entrando a far parte dell’Onu. Ero copresidente del comitato contro l’adesione all’Onu già nel 1986 e, in quell’occasione, il 75 per cento delle cittadine e dei cittadini svizzeri si pronunciò con un „no“ all’adesione.

 

Durante il dibattito parlamentare molti deputati hanno affermato di essere stati contrari all’adesione all’Onu nel 1986, ma di aver cambiato idea, proprio perché i tempi sarebbero cambiati. Quali sono questi cambiamenti, sempre nell’illogica dell’adesione all’Onu?

 

Blocher: Come detto, nel 1986 ero presidente del comitato contro l’adesione all’Onu e francamente non mi ricordo di aver visto tra i militanti quei deputati che hanno affermato di essere stati contrari allora ma si dichiarano favorevoli oggi. Ricordo invece benissimo il fatto che, già allora, in Parlamento i contrari erano piuttosto isolati. Nemmeno il gruppo dell’Udc era compatto per il „no“: a sostenere la „non adesione“ eravamo quei pochi „Mohicani“? la maggior parte dei quali, oggi, non è più presente in Parlamento. Oh, sicuro: è possibile che, nel 1986, dietro le nostre quinte vi fosse taluno di quelli che dicono di essere a favore oggi. Di certo so che oggi la pressione da parte della classe politica è molto più virulenta rispetto ad allora, con un tentativo surrettizio di far credere che contrarî all’adesione siano soltanto i sostenitori dell’Udc e della Lega.

 

Un suo collega ha affermato a chiare lettere in Parlamento quanto segue: alcuni funzionari del Dipartimento federale degli affari esteri avrebbero partecipato attivamente alla raccolta delle firme per l’iniziativa per l’adesione all’Onu.

 

Blocher: Vero. Non solo: quei funzionari hanno raccolto firme durante le ore di lavoro ed usando i telefoni della Confederazione. Ho ricevuto lamentele da parte di alcuni funzionari che mi hanno testualmente detto di essere stati costretti a raccogliere firme. Ho scritto al consigliere federale Deiss per saperne di più? e per tutta risposta Deiss ha asserito che il raccogliere firme per un’iniziativa è un diritto delle cittadine e dei cittadini. Questa è la realtà in cui ci muoviamo. Nel caso specifico, siamo arrivati al punto che il Consiglio federale ha promosso l’iniziativa, l’ha fatta, ha aiutato a raccogliere le firme attraverso i funzionarî quando si è accorto che l’iniziativa stava per fallire e, „dulcis in fundo“, investe milioni di franchi „pubblici“ per convincere il Popolo a votare „sì“. Questo è il modo in cui, oggi, il Consiglio federale rispetta la democrazia, ed ecco la vera ragione per cui esso vuole entrare a far parte di tutte le organizzazioni internazionali: il Popolo dovrà solo pagare, senza più avere nessun diritto e senza più poter dire la sua.

 

E che cosa pensa di fare per evitare questo suicidio assistito?

 

Blocher: Votare e far votare „no“ per l’adesione all’Onu.

 

Da parte nostra, in questo senso, non vi è problema alcuno. Argomento correlato: come valuta gli assalti terroristici agli Stati Uniti?

 

Blocher: I gravi attacchi agli Usa dimostrano quanto pericoloso sia ormai il mondo. Le chiacchiere secondo cui sarebbe possibile aggredire un Paese solo dopo aver annunciato le proprie intenzioni con largo anticipo non corrispondono in nessun modo alla realtà. Oggi sappiamo che attacchi ed aggressioni possono aver luogo a sorpresa e partire dal Paese stesso, ed è per questo che bisogna stare in guardia. Anche la Svizzera deve prestare parecchia attenzione. Non si dimentichi che qui sono state tollerate a lungo attività terroristiche di gruppi stranieri sul territorio: l’Uck, ad esempio. Non so fino a che punto noi siamo coinvolti nel caso specifico, ma so che queste cose sono da prendersi sul serio. E‘ allora necessario l’istruire i nostri organi di sicurezza in modo da poter evitare pericoli analoghi. E se, ad onta di ogni sforzo preventivo, azioni terroristiche avessero luogo sul nostro territorio, dovremo essere pronti ad intervenire immediatamente.

 

Come reagirebbe se venisse a sapere che i terroristi che hanno attaccato gli Usa disponessero di fondi nelle banche svizzere?

 

Blocher: Questo non può essere escluso „a priore“, anche perché il terrorista viene riconosciuto come tale solo dopo aver compiuto l’attacco? prima si tratta di una persona come tutte le altre, gentile, incensurata e „normale“ a tutti gli effetti. Tuttavia, quando si è sicuri del contrario, i conti in questione sono da bloccarsi e da chiudersi. Nel nostro Paese non c’è posto per quel genere di denaro.

 

Qualcuno potrebbe pensare: agendo così, viene indebolito o allentato il principio del segreto bancario.

 

Blocher: No. Il terrorismo, fino a prova contraria, è un’azione criminale, ed i soldi che sono provento di azioni criminali o che servono a finanziare azioni criminali non ricadono sotto le norme proprie del segreto bancario.

 

A suo avviso, quali ripercussioni avranno questi eventi sulla Svizzera?

 

Blocher: Io spero che ora la Svizzera si svegli e riconosca: a) che questi sono i pericoli con cui saremo confrontati nell’immediato futuro; b) che questi sono i pericoli che dobbiamo essere pronti a combattere.

 

Che cosa può fare, in questo senso, il nostro Esercito?

 

Blocher: Noi abbiamo bisogno di un Esercito di milizia forte e numeroso, di un Esercito con competenze e con una conoscenza concreta del territorio, di un Esercito che sia addestrato per far fronte ad ogni tipo di situazioni, di un Esercito che sia pronto ad intervenire in ogni momento e rapidamente. Non abbiamo bisogno di carri armati, bensì di battaglioni di fanteria addestrati per compiti speciali e che siano, mi ripeto, pronti ad intervenire rapidamente. Un po‘, se mi permette il paragone, come avviene con i pompieri.

 

I sondaggi più recenti danno in ascesa il suo partito e quello liberale-radicale, in ascesa, mentre Ppd e socialisti sarebbero in calo?

 

Blocher: Ma è possibile che il Ppd possa calare ancora?.

 

Scherzi a parte, crede che questi sondaggi siano pilotati e che, in fondo, si tratti di giochi tattici? Oppure attribuisce fiducia ai sondaggi?

 

Blocher: Non so che dirle. Io non ho mai creduto molto ai sondaggi. Il nostro partito combatte per ottenere un buon risultato anche nelle prossime elezioni nazionali. D’accordo, forse non potremo crescere fino a toccare il cielo; io sarei contento se ci riuscisse di confermare i risultati delle ultime elezioni.

 

Qualora ciò accadesse si riproporrebbe la questione del secondo consigliere federale?

 

Blocher: E‘ chiaro che, se del caso, noi lo chiederemo. Se non ce lo dovessero dare, be‘, gran parte del nostro gruppo sarà ancora all’opposizione.

 

A proposito: per la cena, come facciamo?

 

Blocher: In un momento più tranquillo, ammessa e non concessa la tesi secondo cui questi tempi verranno.

 

* * *

 

Beh: comunque sia, il „menù“ è già ampiamente fissato.

 

IL «MENU BLOCHER»

 

„Croûtes au fromage“ – Tagliate alcune fette di pane bianco piuttosto spesse (una fetta a persona) e inzuppatele di vino bianco. Tagliate alcuni spicchî di aglio a fettine molto sottili e disponete queste ultime sulle fette inzuppate che porrete in una pirofila inburrata. Prendete qualche pezzo di formaggio dell’Alpe o di groviera e mettetelo nel „mixer-cutter“ (100 grammi per persona), aggiungete un rosso d’uovo (uno per 4 persone) e, a poco a poco, panna liquida fino al momento in cui otterrete una crema non troppo liquida. Disponete la crema sulle fette di pane, pepate a volontà e secondo i vostri gusti ed infilate la pirofila nel forno preriscaldato (180 gradi) fino a che il formaggio sia dorato. Servite le fette molto calde.

 

Fegato di vitello con Rösti – Il giorno prima, fate bollire qualche patata con la buccia. Pelate le patate, passatele alla grattugia, salatele e pepatele. In una padella fate rosolare alcuni dadi di speck affumicato in molto burro per arrostire. Aggiungete le patate, cercando di non schiacciarle troppo, e appiattitele. Quando avete l’impressione che i Rösti siano dorati, girateli usando un coperchio (come si fa con le frittate) e fateli dorare anche dall’altra parte. Se necessario, aggiungete ancora un po‘ di burro per arrostire. Nel frattempo, prendete il fegato di vitello sminuzzato e fatelo rosolare a fuoco vivo. A metà cottura toglietelo dal fuoco e scolatelo dal grasso. In un’altra padella fate appassire una cipolla in poco burro. Aggiungete una spruzzata di vino bianco e un dado (se possibile, fondo bruno di vitello al posto del dado, ovviamente?). Fate ridurre la salsa ed aggiungete panna liquida parimenti da far ridurre. Abbassate il fuoco ed aggiungete il fegato sminuzzato che non deve più bollire. Fate riposare un attimo e servite con i Rösti.

 

 

 

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